Emergenza COVID-19: e dopo?

Durante la crisi Covid , e sicuramente come tanti e tante di voi, mi sono soffermata a parlare sul significato di queste nostre viste rimaste letteralmente sospese durante il periodo del lockdown. Le domande ricorrenti erano più o meno queste: chissà se impareremo qualcosa da questa esperienza? Chissà se si farà largo un nuovo spirito di comunità, una nuova visione più sostenibile del mondo, visto che finalmente si respirava un’altra aria? Visto che lo slancio di solidarietà per aiutare le persone più vulnerabili  ad assicurarsi le provviste, si era diffuso in un batter d’occhio?

Un articolo della celebre editorialista Natalia Aspesi dalla nuvoletta degli ideali e delle speranze,  mi ha fatto piombare a terra. Non solo, sostiene l’articolista, non impareremo niente, ma saremo anche tutti più cattivi.

Insomma, abbiamo davvero perso un’occasione? Un’altra occasione?  Lo sapremo presto. E il sospetto di un incattivimento cresce ogni giorno che passa.

Ciò che è certo  è che l’emergenza sanitaria  sta causando e causerà una pesante crisi sociale ed economica. E saranno le persone più vulnerabili a pagarla. Non chi ha la pancia piena o è nato con le sette camice.

Gli aiuti che la città di Mendrisio ha predisposto s’inseriscono in una dinamica che caratterizza i maggiori centri del cantone. Tutti i Municipi, in forme diverse, hanno proposto degli aiuti a sostegno della popolazione e dei commerci. E in tempi difficili e incerti, sono gesti comunque importanti.

Il punto centrale, che spesso si dimentica, è però un altro: il potere d’acquisto delle persone, sempre più ridotto, sempre più fragile. Se non ci sono soldi non possono essere spesi. Del resto i maggiori istituti svizzeri di studi congiunturali lo dicono a chiare lettere: la fiducia dei consumatori è sotto le scarpe e pertanto il consumatore non spende.

Per molte persone la soglia del dolore è già ampiamente superata. La Svizzera ha un chiaro problema di potere d’acquisto. I salari reali stagnano, le pensioni del 2° pilastro sono in calo, anche se i contributi sono in aumento. E l’onere dovuto ai premi dell’assicurazione malattia raggiunge spesso livelli intollerabili sui redditi medio-bassi. Come se non bastasse il fragile compromesso raggiunto in Ticino sul salario minimo è assediato da ricorsi.

Si rilanciano i consumi e l’economia se i cittadini normali hanno soldi da spendere.  E se si offre loro un clima di fiducia. Non di veleni.

Françoise Gehring