Grazie a Greta

Io ho vent’anni e mi ricordo che, tempo fa, in questo periodo, la mia mamma portava all’asilo me e le mie sorelline in slitta. Costruivamo i fortini di neve alle elementari e di sera qualcuno percorreva le vie del mio quartiere con gli sci di fondo. Io abito ad Arzo, non in Val Bedretto.
La distanza temporale con queste immagini e le previsioni degli scienziati, fanno sì che la visione che noi giovani abbiamo del nostro futuro sia vagamente nichilista. Non solo per le mille preoccupazioni che un giovane ha il diritto di avere, ma perché la nostra generazione deve fare i conti con il cambiamento climatico. Ci sentiamo vittime di scelte scellerate prese – in buona o in cattiva fede – da persone che, cercando di inseguire una crescita economica eterna e un benessere temporaneo e immediato, si sono dimenticate di noi. Noi che il conto ambientale e sociale dovremo pagarlo.
C’è chi non ci crede ancora e chi dice che stiamo facendo le vittime. E poi c’è Greta, che non piace. Non piace perché suscita in noi un senso di impotenza e turbamento che preferiremmo non si palesasse. Non piace perché riflette sul vostro passato e sul nostro futuro. Non piace perché a un adulto dà fastidio farsi fare la morale da una ragazzina. La giovane attivista diventa dunque una mocciosa viziata, una marionetta strumentalizzata e una guru dell’apocalisse. Embè? Andiamo oltre al lecito giudizio personale. Non trovate che dovremmo essere tutti un po’ più riconoscenti nei suoi confronti? Io sto scrivendo queste poche frasi sconnesse grazie a Greta. I suoi detrattori vendono i giornali, grazie a Greta. Il cambiamento climatico è tornato al centro del dibattito pubblico, grazie a Greta. I governi dicono di voler risolvere il problema, grazie a Greta. I giovani di tutto il mondo hanno deciso di combattere per il loro futuro e difendere il diritto di averne uno, grazie a Greta. E forse, se un giorno dovessi riuscire a portare i miei figli all’asilo in slitta, dovrò ringraziare Greta. J.S